NARNI – Oltre due terzi dell’Umbria è in zona rossa da ieri sera tardi. Lo ha stabilito la Regione che ha istituito la zona di massima allerta in tutta la Provincia di Perugia per cercare di arginare la recrudescenza della pandemia da coronavirus. Oltre al perugino anche sei comuni del ternano sono stati classificati nella stessa area. In base alle decisioni della giunta regionale e del Cts l’Umbria diventa così la peggior regione d’Italia in fatto di contagi.
La Lombardia e il Veneto, tanto per fare un esempio, da dove partì presumibilmente il virus sono in zona gialla. Di finire in zona rossa rischia anche una parte della Toscana, guarda caso quella più vicina ai confini con la parte occidentale dell’Umbria.
I sei comuni del ternano sono Amelia, Attigliano, Calvi dell’Umbria, Lugnano in Teverina, Montegabbione e San Venanzo, che però protestano vivacemente e chiedono una revisione dello schema. Sul suo profilo social, il sindaco di Lugnano Gianluca Filiberti, si dice esterrefatto per questa decisione avendo poche ore prima la Asl comunicato l’ultimo guarito ed avendo quindi zero contagi in atto.
Ci va giù col piccone invece il sindaco di Calvi dell’Umbria, Guido Grillini che senza mezzi termini definisce punitivo il provvedimento dell’ordinanza regionale. “E’ tardivo e inappropriato”, sostiene Grillini che spiega: “Tardivo perché non è plausibile chiudere un comune quando i casi è positivi sono in diminuzione e si stanno quasi azzerando. Inappropriato perché se si analizzasse la cartina geografica si potrebbe notare che Calvi con 5 casi positivi è attorniato da comuni come Magliano Sabina con 29 positivi e in zona addirittura gialla e Otricoli con 7 casi in arancione”.
Alcuni quesiti rimangono in piedi. Tra questi quello riguardante gli studenti. Quelli in zona rossa possono comunque andare a scuola se frequentano istituto di comuni in zona arancione? E se sì, non c’è il rischio che potenziali asintomatici possano comunque diffondere il virus?
Stesso quesito ovviamente vale per tutti i lavoratori che si spostano in altri comuni e siccome spostarsi per lavoro è consentito, bisogna effettivamente valutare quanto sia ridotto realmente il rischio di trasmissione con l’istituzione di zone rosse a macchie, anche se comunque qualcosa bisogna fare e farlo, occorre riconoscerlo per onestà intellettuale, non è affatto facile.