NARNI – No alla rete regionale per abbattere le liste d’attesa perché è contraria alle esigenze dei cittadini. Lo sostiene il comitato “Salviamo l’ozpedale di Narni” che critica il piano regionale sanitario recentemente presentato dall’assessore Coletto. Ecco il comunicato integrale: “Nella ultima conferenza stampa dell’Ass. Reg. Coletto, egli afferma che nel nuovo PSR i Distretti Socio Sanitari saranno ridotti da 12 a 5 perché, “Il cambiamento infatti, ha solo lo scopo di accorciare la catena di comando per rendere più agevole il governo”, ebbene, a ns opinione, ciò è falso perché se così fosse, analogamente, la Regione Umbria non dovrebbe più esistere e fondersi con le altre Regioni contigue. La riduzione dei Distretti è pura manovra contabile economicistica al fine di risparmiare gli stipendi di 7 Direttori Sanitari di Distretto e 7 Direttori Amministrativi di Distretto con la loro ristretta cerchia di collaboratori e nulla c’entra con lo smaltimento delle liste d’attesa.
Capitolo liste d’attesa: riprendo testualmente le parole dell’Assessore Coletto “il primo passo per abbattere le liste di attesa sarà quello di garantire risposte all’interno della complessiva rete regionale”. Estremizzando ciò significherebbe che per una specifica prestazione un cittadino residente nella provincia di Terni potrebbe ricevere un appuntamento per l’ospedale di Città di Castello e subire cancellazione ove rifiutasse l’appuntamento.
Se è vero che quella di rispondere all’esigenza per ciascuna prestazione all’interno del proprio Distretto, come affermato dal precedente Assessore Barberini, era ed è impensabile ed inattuabile è anche vero che spostarsi oltre un certo numero di km per effettuare l’esame diagnostico strumentale non sarebbe conveniente economicamente (a maggior ragione per i non esenti ticket) senza contare il disagio oggettivo del viaggio soprattutto per i pazienti “Fragili”, pertanto converrebbe rivolgersi al privato, magari vicino casa (mi scelgo luogo, data, orario e professionista di fiducia) e così le liste d’attesa, come d’incanto, si ridurranno sostanzialmente.
Ed allora, siccome il Comitato, teniamo a precisare apartitico, non ha pregiudiziali ne logiche disfattiste bensì spirito costruttivo e propositivo, noi proponiamo un criterio differente che è una mediazione fra le due posizioni estreme di Coletto da una parte e Barberini dall’altra, ovvero quella della distanza tra il Comune di residenza dell’assistito e la struttura sanitaria ove fare l’esame richiesto che non dovrebbe essere superiore a 30-35Km, anche mediante il maggior ricorso alle strutture private convenzionate sulle quali andrà però necessariamente verificata la qualità della prestazione erogata utilizzando i fondi residui attivi 2020 e quelli 2021.
Il problema di fondo è che, almeno nella provincia di Terni, mancano specialisti pubblici e la strumentazione è altrettanto carente in quantità e qualità sia nella USL che negli Ospedali. Se noi andassimo a misurare il rapporto Medici specialisti/popolazione tra la provincia di Perugia, ove è superiore di molto alla media nazionale e nella Provincia di Terni ove il succitato parametro è inferiore non di poco, capiremmo il perché di tante quotidiane disfunzioni sanitarie locali.
L’Assessore poi tocca l’argomento “appropriatezza”. Ma appropriatezza cosa significa? Secondo la L.229/99, “uso ottimale delle risorse?” ma tale definizione non è un principio cardine della Clinica bensì della Consip, della spending review, delle politiche di razionalizzazione, dei piani di rientro e delle politiche di definanziamento di cui stiamo pagando ancora oggi il conto, evidentemente la Pandemia non ha insegnato nulla.
Ma l’appropriatezza chi la decide? I Medici burocrati Igienisti dell’assessorato Regionale deputati all’indispensabile ruolo statistico epidemiologico (tanto per fare un esempio: un Brusaferro o un Ricciardi) che, forse, l’ultima volta che hanno visitato un paziente è stato durante le esercitazioni obbligatorie universitarie e che praticano una Medicina ispirata, guidata e condizionata, fatta di atti legislativi o amministrativi o procedurali tesi a ridimensionare l’autonomia clinica attraverso procedure standard indipendentemente dal paziente oppure da quei Medici Clinici che praticano una medicina Ippocratica che si basa sull’autonomia intellettuale etica e scientifica del medico (come da giuramento) ed ogni giorno sono a contatto e visitano i Malati, ciascuno con la sua singolarità?
Nessuno si senta offeso o sminuito ma la realtà è questa a causa della L.229/99 che attribuisce competenze specifiche a Medici che incolpevolmente non ne hanno perché il loro percorso formativo è stato di tutt’altra natura. Purtroppo, Assessore Coletto, Lei non essendo Medico non ha facoltà di discernimento su quanto sopra ma Le concediamo il beneficio della “buona fede” e comunque confidiamo in un Suo approccio non pregiudizialmente aprioristico alle problematiche da noi sollevate e criticate, ripetiamo, sempre propositivamente.